11 aprile 2015

Curiosità



Francesco Saverio Salfi fu un politico e letterato calabrese (fu anche consigliere di Gioacchino Murat), che tradusse e commentò l’opera "Les Templiers", di François-Juste-Marie Raynouard, una tragedia teatrale in cinque atti dei primissimi anni dell’Ottocento. Esponente di spicco della Massoneria, visse gran parte della sua vita in Francia, dove venne in contatto con opera e autore.

L'intellettuale diede alle stampe la traduzione del lavoro di Raynouard nel 1805, dopo il grande successo riscosso dalla rappresentazione a Parigi e in altre città d’Europa. Egli riteneva, infatti, importante diffonderne una versione anche in Italia, sia per poterne apprezzare il valore letterario che per far circolare le idee di "libertà, tolleranza e laicità" in esso contenute.

Dal canto suo, lo stesso Salfi inneggia ai Templari rimarcando come “fossero essi concorsi a raccogliere quella luce dell’Oriente, che i più saggi tenevano in deposito da’ loro maggiori,  per indi propagarla di tratto in tratto nelle regioni ottenebrate dell’Occidente e del Nord”.

Pur se inficiato dalla palese influenza massonica, il lavoro appare di indubbio interesse, soprattutto per il tenore del "Ragionamento" posto ad introduzione dell'opera del drammaturgo francese, chiaro ed evidente indizio di una controtendenza che, di lì a poco, caratterizzerà il nuovo approccio alla questione templare.