12 aprile 2014

La Carta di Larmenius


Tra la paccottiglia elaborata nei circoli massonici francesi di inizio Ottocento, spicca la leggenda di un cavaliere templare di nome Jean-Marc Larmenius, segretamente nominato da Jacques de Molay quale suo successore alla guida dell'Ordine. In base al racconto costruito sulla vicenda, Larmenius avrebbe a sua volta prodotto un apposito documento, denominato "Carta di Trasmissione", perpetuante i poteri di Gran Maestro. La Carta, comparsa improvvisamente nel 1804, nelle mani del medico "pedicure" Bernard-Raymond Palaprat, un massone francese che la utilizzò come base per il suo personale ordine templare, è stata ovviamente dichiarata un falso.

Il nome di questo cavaliere, personaggio di pura fantasia, sarebbe un appellativo derivato da una sua presunta origine armena, essendo pure nota la variante Jean-Marc de l'Armenie. Come è stato giustamente osservato, la forma "Larmenius", contenuta nel manoscritto, implicherebbe l'aggregazione dell'articolo, cosa un po' inusuale, dal momento che uno scrittore del XIV secolo avrebbe usato forme come "Armenus" o "Armeniacus". 
Ad ogni modo, è indiscutibile che il documento sia stato redatto in un latino ineccepibile, al punto da apparire subito sospetto, considerate anche le evidenti dissonanze con atti della stessa epoca. Datato al 1324 e scritto in improbabili caratteri geroglifici su di un foglio di pergamena ornato di disegni e ghirigori vari, il documento riporta l'elenco ininterrotto di tutti coloro i quali avrebbero ricoperto, nei secoli, la carica occulta di Gran Maestro dei Templari. La lista si conclude, guarda caso, con il nome del suo scopritore: Bernard-Raymond Palaprat.

Come riporta René Le Forestier, nella sua monumentale opera “La Massoneria templare e occultista” (cfr. il volume IV dell'edizione italiana), l'idea di questa “trasmissione” sarebbe stata di Nicolas Philippe Ledru. Costui raccontò di essere stato convocato dal "fratello" Radix de Chevillon, il quale gli avrebbe trasmesso i poteri a sua volta ricevuti, nel 1792, da parte del duca di Cossè-Brissac, penultimo maestro segreto dell'Ordine, consegnandogli, tra i vari documenti, anche la famosa "Carta di Trasmissione". Secondo altri, Ledru, medico della famiglia Cossè-Brissac, avrebbe invece acquistato, in occasione di una vendita di mobili fatta dallo stesso duca, una scrivania nella quale sarebbe stato rinvenuto il documento fatto poi riemergere nel 1804. A giudizio di Le Forestier, resta difficile stabilire da chi provenne l'incarico per la realizzazione dell'apocrifo. Sta di fatto, però, che le conseguenze di questo falso grossolano sono ancora oggi visibili, essendo all'origine di quasi tutte le attuali associazioni (e non "ordini") neotemplari.

Ma al di là della fallace attendibilità storica del documento, è necessario ribadire un altro concetto, assolutamente essenziale.
Avrebbe potuto, il maestro Jacques de Molay (oltretutto tenuto segregato), trasmettere i suoi poteri per assicurare la continuità dell’Ordine? 
La risposta è, senza dubbio, "no", se è vero che il magistero era una carica specificamente elettiva, che in nessun caso poteva essere conferita o tramandata ad alcuno.