6 gennaio 2014

Non vobis...


Come ha giustamente notato Franco Cardini, nel suo "La tradizione templare", «di Templari si parla troppo e, spesso, senza saper bene di che cosa si sta parlando».
E' questo il caso, ma potremmo citarne tanti altri, dell'assurda affermazione che i Cavalieri del Tempio avessero un "motto".
Tale convincimento, del tutto errato, ha potuto propagarsi, nel corso degli anni, in conseguenza di quel grottesco fenomeno definito "neotemplarismo".
Tra gli aspetti nefasti di questa irritante carnevalata, che non fa altro che procurare discredito ed accrescere la disinformazione sull'Ordine, vi è quello di utilizzare, in qualsiasi circostanza, la massima "Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam".
A parte gli errori con i quali viene spesso riportata, sono ormai rare le occasioni in cui tale scemenza non abbia il suo degno risalto.
Approfittiamo, allora, di questa opportunità, per chiarire la questione e ristabilire la verità storica.

Il racconto di un pellegrino della Terra Santa, composto, con ogni probabilità, durante il periodo 1167-87, e conosciuto come "Tractatus de locis et statu sanctae terrae", include un interessante resoconto sulla rigorosa disciplina bellica dei Templari.
Nell'attenta descrizione fatta dall'anonimo viaggiatore, viene riportato che «(...) quando essi decidono che è conveniente combattere e la tromba suona per dare l'ordine di avanzare, essi cantano piamente questo salmo di Davide: Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dai la gloria».
Come sappiamo, si tratta dell'incipit del Salmo 115 (già 113), citato da San Bernardo nel commento conclusivo del suo "Liber ad Milites Templi": «et item: Non nobis, Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam, ut in omnibus sit ipse benedictus, qui docet manus vestras ad proelium et digitos vestros ad bellum»; la cui traduzione è: «e infine: Non a noi, Signore, non a noi, ma solo al nome tuo dai gloria, affinché sia benedetto in tutte le cose colui che addestra le vostre mani alla battaglia e le vostre dita al combattimento».

Detto ciò, che cosa c'entrano col combattimento quattro gaglioffi coperti di patacche? Per non parlare, poi, delle signore con i tacchi...