22 marzo 2012

22 marzo 1312. La soppressione dell'Ordine del Tempio


L'ordine dei cavalieri del Tempio esisteva già da quasi 200 anni. Fondato in Palestina dai crociati e diffuso successivamente in Europa, soprattutto in Francia, l'ordine non aveva ancora perduto lo scopo per cui era stato fondato, in parte benefico e in parte militare.
Erano passati appena pochi anni dalla caduta di San Giovanni d'Acri, l'estremo baluardo in Palestina. Ma anche se non ci fossero state altre crociate (a queste nessuno pensava più), i templari avrebbero potuto crearsi un nuovo campo in cui svolgere la loro attività, così come avevano fatto i giovanniti, che continuavano la lotta contro i turchi nel Mediterraneo, o i cavalieri teutonici, che stavano colonizzando e cristianizzando l'Europa nordorientale, o gli ordini cavallereschi spagnoli, che combattevano contro i Mori e liberavano gli schiavi cristiani.

Filippo il Bello sembrò essere venuto improvvisamente a conoscenza di segreti delitti compiuti dai templari: idolatria, riti blasfemi, pratiche immorali. Le accuse sconsiderate, che ricordano le mostruosità lanciate contro Bonifacio, non meritano fede. Mancanze di singoli, potevano essersi verificate fra i templari, ma non furono mai provati i delitti di cui fu accusato l'ordine, né allora né in seguito. Il principale responsabile della soppressione dell’ordine templare fu Filippo di Francia, che desiderava impossessarsi delle ricchezze dell'ordine; Filippo tuttavia aveva bisogno del papa per liquidare l'ordine religioso.

Quando Clemente, per le sue pressioni, acconsentì che si aprisse un'istruttoria sui templari, il 13 ottobre 1307 Filippo fece imprigionare tutti i templari viventi in Francia, circa 2000, e fece confiscare i loro beni lasciando intendere che l'operazione fosse stata ordinata d'accordo con il papa; in realtà essa era tutta di sua iniziativa e autorità. I templari imprigionati furono sottoposti a interrogatori; l'impiego della tortura riuscì a strappare loro le “confessioni” che si desideravano. Anche il gran maestro Giacomo de Molay confessò e in una circolare ai suoi confratelli richiese di fare altrettanto. Il papa protestò contro l'agire del re, che violava il diritto ecclesiastico, ma poi, impressionato dalle confessioni, intimorito dalla minaccia del processo contro Bonifacio VIII continuamente usata da Filippo, raccomandò ai principi di tutti i paesi cristiani di imprigionare i templari e di sequestrarne i beni in nome della Chiesa. Persuaso della colpa dell'ordine, ordinò ai tribunali ecclesiastici di condurre un’istruttoria generale. Il papa può essere stato influenzato anche dal pensiero di poter disporre dei ricchi possessi dell'ordine. I templari che ritrattarono la loro confessione furono mandati al rogo come eretici recidivi. Ancora tra le fiamme revocarono la loro confessione estorta sotto la tortura. Clemente V convocò finalmente un concilio generale a Vienne, svoltosi negli anni 1311-1312, allo scopo di trasferire su questo le responsabilità. La maggioranza dei Padri conciliari era tuttavia del parere che la colpevolezza dell'ordine non fosse sufficientemente dimostrata. Malgrado ciò, Clemente V, dietro pressione di Filippo, presente al concilio, trovò finalmente una scappatoia, sopprimendo l'ordine per via amministrativa (non in forza di una sentenza giudiziale) il 22 marzo 1312. Perchè i beni dei templari non venissero stornati dagli scopi fissati dall'ordine, furono assegnati ai giovanniti, in Spagna agli ordini cavallereschi, in Portogallo all'Ordine di Cristo (sarà fondato nel 1318). Tuttavia i sovrani, specialmente il re di Francia, riuscirono a ritenere nelle loro mani la maggior parte dei possedimenti dell'ordine templare. Le condanne a morte, che sarebbe difficile voler far passare come misure amministrative, continuarono. Nel 1314, il gran maestro Giacomo de Molay, che aveva ritirato le confessioni precedenti e sostenuto sino alla fine l'innocenza dell'ordine, finì sul rogo.

La soppressione dei templari è tra i più gravi scandali che la storia della Chiesa abbia mai registrato. La memoria di Papa Clemente V, che in questi fatti fece la parte di Pilato, ne rimane gravemente offuscata.


tratto da:
Hertling L. / Bulla A., Storia della Chiesa, Roma 2001