7 marzo 2009

Missale Vetus ad usum Templariorum



Il “Missale Vetus ad usum Templariorum”, proveniente dalla mansione della Mucciatella (“Isti sunt libri Mocadelis...”), è l’unico manoscritto liturgico di certo uso templare conosciuto in Europa.
Attualmente custodito nell’Archivio Capitolare di Modena, è stato per la prima volta analizzato e approfondito dalla studiosa Cristina Dondi (cfr. C. Dondi, Manoscritti liturgici dei templari e degli ospitalieri: le nuove prospettive aperte dal Sacramentario templare di Modena [Biblioteca Capitolare O.II.13], in "I Templari, la guerra e la santità", a cura di S. Cerrini, Rimini 2000, pp. 85-131).

Il manoscritto, costituito da 221 fogli in pergamena, comprende un calendario liturgico con note obituarie, aggiunte dai frati del Tempio, in cui sono riportati i nomi di tredici maestri generali dell'ordine, oltre a quello di Pietro da Monte Cucco, allora rettore della casa templare di Modena.



Ed è proprio in tale contesto che, per merito della Fondazione Pietro Manodori, va oggi ad inserirsi la realizzazione dello splendido volume “Il Messale dei Templari di Reggio Emilia”.




Attraverso un vasto progetto editoriale, è stata ricostruita la vita quotidiana dell’ordine in Occidente e a Reggio Emilia. Il quadro dipinto a più mani da vari esperti del settore delinea un affascinante affresco dell’ordine monastico-cavalleresco medievale. Un viaggio documentale sulle tracce di ciò che resta dei Templari in Italia e in Terra Santa, che getta nuova luce sulla presenza dei Cavalieri del Tempio in territorio reggiano. La Fondazione Manodori ha accompagnato l’edizione di questo volume con l’intento di contribuire alla diffusione della cultura e della storia locali e, nel contempo, approfondire temi ancora oggi aperti e non sempre di facile lettura.


Vincenzo Valentini porta avanti un’indagine sui Templari in Italia. Il saggio di Danilo Morini approfondisce invece i tratti dei Templari di Reggio Emilia, i loro rapporti con la città e il territorio e che significato avesse la Chiesa di Santo Stefano. Dolores Boretti analizza la cultura alimentare e le valenze simboliche e religiose che assume. Ed è Cristina Dondi, studiosa di testi liturgici e docente all’Università di Oxford, che si avventura nell’interpretazione del testo e del calendario che contiene.