1 febbraio 2009

Sulle origini di Hugo di Payns


Da qualche tempo assistiamo ad accese discussioni riguardanti una presunta origine italica del fondatore, nonchè primo maestro, dei Poveri Commilitoni di Cristo.
Per la verità, tali dissertazioni appaiono piuttosto sterili, in ragione dell’assenza di validi documenti sui quali incentrare un dibattito serio ed equilibrato.

Gli sparuti sostenitori dell’italianità di Hugo di Payns, da essi ribattezzato Hugone dei Pagani, ancorano i propri convincimenti alle affermazioni riportate nel testo "L'armi overo insegne dei nobili, scritte dal signor Filiberto Campanile, ove sono i discorsi d’alcune famiglie nobili, così spente come vive del Regno di Napoli (in Napoli nella stamperia di Tarquinio Longo. 1610)".

Lo storico seicentesco Filiberto Campanile sosteneva, infatti, che Hugo fosse nato a Nocera dei Pagani, in Campania, e discendesse da un certo Albertino di Bretagna; teoria che verrà successivamente ripresa da Marco Antonio Guarini (che lo suppose addirittura sepolto a Ferrara nella chiesa di San Giacomo), mentre, qualche decennio più tardi, il canonico piacentino Pietro Maria Campi affermerà invece che Hugo fosse nativo di Piacenza.

Il principale elemento di supporto all’ipotesi sopra citata consiste in una lettera del 1103, che sarebbe stata inviata da Hugone dei Pagani a suo zio Leonardo Amarelli, di Rossano Calabro, per comunicargli la morte del figlio Alessandro avvenuta in Terra Santa. Ma il documento in questione, contenuto in un volume manoscritto dal titolo "Libro nel quale si mostra la nobiltà dell'antica fameglia Amarelli", non è altro che una traduzione in copia del 1469, con autentica notarile del 1617.
Domanda: come poteva il notaio verificare che la copia fosse conforme all’originale del XII secolo?

Naturalmente, per chi si occupa di storia templare in modo serio, una testimonianza del genere non può essere considerata una prova credibile.

In ogni caso, escludendo di proposito tutto lo sciame degli odierni “Indiana Jones”, il primo studioso contemporaneo ad occuparsi dell’argomento è stato il prof. Domenico Rotundo nel suo "Templari, misteri e cattedrali" del 1983, per cui la questione è conosciuta da anni e non vi è alcun bisogno di riproporla ogni volta come una scoperta clamorosa.

Pur nell’auspicio di eventuali conferme in merito, è necessario, nel frattempo, attenersi a quanto sino ad oggi evidenziato dalla storiografia ufficiale. La tesi correntemente accettata, circa l’origine francese del primo maestro, è non soltanto univocamente promossa da tutti i maggiori esperti di storia templare, ma fonda le proprie ragioni sui resoconti di diversi cronisti dell’epoca. Noi aggiungiamo pure che tale opinione trova adeguato conforto nel buon senso, ma soprattutto in una serie di circostanze che fanno da cornice ai principali avvenimenti.

Ad esempio, è probabile che Hugo non abbia partecipato alla prima Crociata, ma è certo che svolse incarichi e sottoscrisse atti per il Conte di Champagne, il quale, guarda caso, si unirà in seguito alla milizia templare.
E non fu una coincidenza se, nel 1127, lo stesso Hugo decise di inviare in Francia Andrea di Montbard, insieme al confratello Gondemar (deformazione di Godefroy de Saint-Omer). La missione, oltre che a reclutare nuovi cavalieri, non era forse finalizzata ad ottenere l’interessamento alla causa templare da parte di un certo Bernardo di Clairvaux ? Se Hugo era campano, perchè non rivolgersi ad amici prelati italiani?

E che dire del legame tra il Conte di Champagne e lo stesso Bernardo di Clairvaux?

Come mai Andrea di Montbard, nobile francese (e zio materno di Bernardo), si trova anch’egli a far parte del gruppo originario di Templari?

E come mai le provenienze dei maggiori protagonisti dell’avvio e dello sviluppo dell’impresa templare risultano tutte riconducibili a ben determinate zone della Francia?

Per quale ragione si decise di celebrare il famoso concilio proprio a Troyes? L’elenco dei religiosi presenti, dice niente?

Ed infine, per quale motivo, alla morte di Hugo, la guida dei Templari passò nelle mani del francese Robert de Craon?

A tutte queste considerazioni i supporters della tesi “italiana” non sanno rispondere.
Non solo: devono ancora mettersi d’accordo se Hugo sia nativo di Nocera/Pagani o di Forenza.