29 novembre 2008

Forzature



Nella scorsa estate, ha visto la luce la versione italiana del libro “La rivoluzione dei Templari”, di Simonetta Cerrini. La valente storica ricostruisce l'ideale che animò la prima comunità templare, attraverso gli indizi storici, filologici e testuali rintracciabili nei nove manoscritti superstiti della Regola del Tempio, cui va ad aggiungersi una lettera di esortazione, scritta dal fondatore Ugo di Payns, fino a ieri erroneamente imputata ad Ugo di San Vittore.

La studiosa attribuisce ai Templari una certa autonomia spirituale, della quale godettero ampiamente e che utilizzarono per diffondere il cristianesimo in lingua volgare o confrontarsi con altre esperienze religiose, come l’Islam e la Chiesa d’Oriente. Secondo la Cerrini, essi furono gli unici fra tutti i cristiani d'Europa a diventare interlocutori privilegiati dei musulmani, prova ne sia l'amicizia che legò i primi cavalieri all'emiro Osama.

L’aneddoto dell'emiro che prega in al-Aqsa è spesso citato in appoggio al tema, peraltro datato, di una presunta amicizia tra Templari e musulmani. E' necessario però rimarcare come l’episodio in questione non possa, in alcun modo, essere assunto a sostegno di una tale tesi, per il semplice fatto che i Templari, nell’occasione, non fecero altro che difendere l'uomo in preghiera, osservando così i doveri dell'ospitalità.

Ciò che accadde in seguito sconfessa pure, in maniera inconfutabile, ogni altra ipotesi di dialogo e convivenza. Un esempio?
Quando Saladino ebbe riconquistata Gerusalemme, adoperò la massima cura nella bonifica della Città Santa ma riservò un'attenzione quasi maniacale alla purificazione della moschea di al-Aqsa. Secondo quanto evidenziato dallo studioso e scrittore inglese Edward Burman (cfr. I Templari, Ed. Convivio Nardini) e come riportato dagli stessi storici arabi dell’epoca, i rispettosi Templari avevano ricavato dal «mihrab», la nicchia che indica la direzione della Mecca, una latrina.

Senza voler, per questo, far passare i Cavalieri del Tempio per insulsi fondamentalisti e guerrafondai, ci piace menzionare quanto acutamente sottolineato da Marco Meschini nell’articolo “Il giallo della lettera ritrovata”, apparso sul quotidiano “Il Giornale” nell’edizione del 30/06/2008.

"Credo meno, invece, alla speranza confessata dalla Cerrini e da altri (penso all’amico comune Franco Cardini) di una «via del dialogo e della convivenza», dati i rapporti instaurati dai templari con i musulmani nel XII secolo. Che si conoscessero è ovvio, visto che lottavano entrambi sulla e per la medesima terra. Si stimavano anche, è vero, ma solo in parte, perché la stima derivò da un duraturo rapporto fatto anche di aspre battaglie; e come non stimare un nemico che sa resisterti? Ma il «dialogo» di Ugo e degli altri templari parlava parole alquanto nette: i musulmani sono «nemici della pace», «fanno danni o vogliono farli». Non odiamoli, quindi. Ma contrastiamoli. Conviviamo anche, se necessario. Ma pronti a bloccarli."

21 novembre 2008

Tanto rumore per nulla: la pergamena di Chinon



Come tutti sanno, il 25 ottobre 2007 si è tenuta in Vaticano la presentazione di “Processus Contra Templarios”, celebrata opera editoriale frutto della collaborazione tra l’Archivio Segreto Vaticano e la casa editrice Scrinium. Inedita ed esclusiva edizione degli atti integrali del processo pontificio ai Cavalieri del Tempio, essa include pure l’ormai famosissima pergamena di Chinon, ovvero l'atto di assoluzione concessa dai cardinali plenipotenziari del Papa Clemente V ad alcuni dignitari templari, tra cui il Maestro Jacques de Molay.
L’avvenimento, seguito all’epoca da quasi tutti i giornali e le televisioni mondiali, venne immediatamente accolto ed interpretato quale immaginaria (quanto inesistente) riabilitazione dell’ordine templare.

La scriteriata teoria, messa in campo dai soliti incompetenti in materia, trova, per così dire, il suo “punto di forza” nel documento citato, proprio perché contenente l'assoluzione accordata allo stato maggiore dell'Ordine. Peccato, però, che a questi impreparati dilettanti permangano del tutto ignote le più elementari nozioni di Religione. Diversamente, avrebbero senz’altro distinto l’assoluzione religiosa, che è la sostanziale remissione (previa adeguata confessione) dei peccati commessi, dall’assoluzione giuridica, che consiste invece nel riconoscimento formale dell'acclarata estraneità ai fatti contestati.
Ma è molto probabile che il documento in questione lor signori non l’abbiano nemmeno letto, essendo attinente, in maniera inequivocabile, soltanto al primo dei due aspetti.


In nome di Dio amen. Noi per misericordia divina cardinali preti Berengario del titolo dei Santi Nereo e Achilleo, e Stefano del titolo di San Ciriaco in Termis, e Landolfo, cardinale diacono del titolo di Sant’Angelo, rendiamo noto a chiunque visionerà il presente e pubblico documento quanto segue: dopo che, recentemente, il Santissimo Padre e nostro signore Clemente, per Divina Provvidenza Sommo Pontefice della sacrosanta e universale Chiesa di Roma, a causa di quanto riportato dalla pubblica voce e dalla accesa denuncia dell’illustre re dei Franchi, e di prelati, duchi, conti, baroni e altri nobili e non nobili del medesimo regno di Francia fece istruire un’indagine contro alcuni frati, preti, cavalieri, precettori e sergenti dell’Ordine della Milizia del Tempio relativa a quei fatti che riguardano tanto i frati dell’ordine quanto la fede cattolica e lo stato dell’ordine medesimo, e per i quali fatti essi sono stati pubblicamente diffamati, lo stesso Pontefice, volendo e intendendo conoscere la pura, piena e integra verità sugli alti dignitari del detto ordine, cioè il frate Jacques de Molay, gran Maestro di tutto l’ordine dei Templari, e i frati Raymbaud de Caron, precettore d’Oltremare, e i precettori delle magioni templari Hugues de Pérraud in Francia, Geoffroy de Gonneville in Aquitania e Poitou, Geoffroy de Charny in Normandia, ordinò e incaricò noi, con mandato speciale ed impartito espressamente dall’oracolo della sua viva voce, affinchè, accompagnati da notai pubblici e testimoni degni di fede, ricercassimo con attenzione la verità nei confronti del gran Maestro e degli altri precettori sopra nominati interrogandoli rigorosamente uno ad uno.


Noi dunque, conformemente all’ordine e all’incarico che ci sono stati impartiti dal predetto nostro signore e Sommo Pontefice, abbiamo indagato sui menzionati gran Maestro e precettori, interrogando attentamente i medesimi sui fatti sopra esposti e, come segue qui appresso, abbiamo fatto scrivere dai notai che si sono segnati in calce, e in presenza dei testimoni sottoscritti, le cose dette dai medesimi templari e le loro confessioni, ordinando altresì che queste venissero redatte in pubblica forma e che fossero rese ancora più valide dalla garanzia dei nostri sigilli.


Nell’anno millesimo trecentesimo ottavo dalla nascita del Signore, nella sesta indizione, il giorno diciassettesimo del mese di agosto e nell’anno terzo del pontificato di nostro signore papa Clemente V, nel castello di Chinon, diocesi di Tours, il frate Raymbaud de Caron, cavaliere e precettore d’Oltremare dell’ordine dei Templari.....

.....E infine lo stesso frate Raymbaud, inginocchiatosi e giunte le mani chiese dinanzi a noi il perdono e la misericordia per i fatti rivelati; e poiché era lo stesso frate Raymbaud a chiedere queste cose, abiurò nelle nostre mani la ora rivelata e ogni altra eresia e, per la seconda volta, toccando il libro, giurò sui santi Vangeli di Dio che egli stesso avrebbe obbedito ai precetti della Chiesa e avrebbe tenuto, creduto e osservato la fede cattolica che la Santa Romana Chiesa tiene, osserva, predica e insegna e ordina che sia osservata dagli altri, e che sarebbe vissuto e morto da fedele cristiano. Dopo tale giuramento noi cardinali, in virtù dell’autorità specialmente concessaci dal papa in questo luogo, abbiamo impartito allo stesso frate Raymbaud, che umilmente la chiedeva, il beneficio dell’assoluzione dalla sentenza di scomunica nella quale, per le cose prima rivelate, era incorso, riammettendolo nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici.


Allo stesso modo, lo stesso giorno, nel modo e nella forma predetti, costituitosi di persona, in presenza di noi e degli stessi notai e testimoni, il frate Geoffroy de Charny, cavaliere, precettore delle magioni del Tempio in tutta la Normandia.....

.....Dopo ciò noi cardinali, secondo le modalità e le forme sopra scritte, ritenemmo che al medesimo frate Geoffroy, che nelle nostre mani abiurava quella appena rivelata e ogni altra eresia, e che giurava sui santi Vangeli di Dio richiedendo umilmente anche il beneficio dell’assoluzione per questi fatti, fosse da impartire il beneficio dell’assoluzione secondo le forme della Chiesa, riaccogliendolo nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici.


Allo stesso modo, lo stesso giorno, costituitosi di persona, in presenza di noi, dei notai e dei testimoni sottoscritti il frate Geoffroy de Gonneville.....

.....Dopo ciò noi cardinali, secondo le modalità e le forme sopra scritte, ritenemmo che al medesimo frate Geoffroy de Gonneville, che nelle nostre mani abiurava la ora rivelata e ogni altra eresia e che giurava sui santi Vangeli di Dio richiedendo umilmente anche il beneficio dell’assoluzione per questi fatti, fosse da impartire il beneficio dell’assoluzione secondo le forme della Chiesa, riaccogliendo egli stesso nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici.


Allo stesso modo, il giorno diciannove del corrente mese, costituitosi personalmente in presenza di noi e dei medesimi notai e testimoni Hugues de Pérraud, cavaliere, precettore delle magioni del Tempio in Francia.....

.....Dopo ciò noi cardinali, secondo le modalità e le forme sopra scritte, ritenemmo che al medesimo frate Hugues, che nelle nostre mani abiurava la ora rivelata e ogni altra eresia e che giurava sui santi Vangeli di Dio richiedendo umilmente anche il beneficio dell’assoluzione per questi fatti, fosse da impartire il beneficio dell’assoluzione secondo le forme della Chiesa, riaccogliendo egli stesso nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici.


Allo stesso modo, il venti del corrente mese, in presenza di noi e dei medesimi notai e testimoni, costituitosi di persona il frate Jacques de Molay, cavaliere e gran Maestro dell’Ordine del Tempio.....

.....Dopo ciò noi cardinali, secondo le modalità e le forme sopra scritte, ritenemmo che al medesimo frate Jacques, gran Maestro dell’ordine, che nelle nostre mani abiurava la ora rivelata e ogni altra eresia e che giurava sui santi Vangeli di Dio richiedendo umilmente anche il beneficio dell’assoluzione per questi fatti, fosse da impartire il beneficio dell’assoluzione secondo le forme della Chiesa, riaccogliendo egli stesso nell’unità della Chiesa e restituendolo alla comunione dei fedeli e ai sacramenti ecclesiastici.


Dalla lettura di questi stralci risulta evidente che tale assoluzione arrivò soltanto dopo la confessione di una serie di colpe e l'invocazione del perdono papale, seguite dal rinnovato voto di sottomissione alla Chiesa di Roma.
Quanto alla veridicità delle accuse mosse all’Ordine, in generale, e ad alcuni dei suoi esponenti, in particolare, è necessario rimandare la questione ad una più appropriata e distinta analisi. Noi siamo fermamente convinti che, nonostante l’indiscutibile presenza di alcune “mele marce”, l’Ordine fosse sostanzialmente sano.
Ma questa, come detto, è un’altra storia...

8 novembre 2008

I Templari secondo San Bernardo



Nel "De laude novae militiae", scritto tra gli anni 1132-1135, San Bernardo delinea la missione e lo spirito della nuova cavalleria, rappresentata dai Templari. Secondo l'abate di Chiaravalle, sarebbe meglio utilizzare sistemi diversi dalla spada onde evitare lo spargimento di sangue degli infedeli ma essi, purtroppo, minacciano la cristianità ed è quindi necessario impedire che la minaccia si traduca in realtà.


...I pagani non devono essere uccisi, se esiste un qualche altro modo in cui possa essere impedita la loro eccessiva aggressività e l'oppressione dei fedeli.

...Chi uccide un malfattore non è omicida ma malicida e vindice di Cristo contro coloro che compiono il male e sarà considerato difensore dei cristiani.


La Terrasanta è il luogo dove è nato il cristianesimo, dove Gesù ha predicato ed ha sofferto, per questo è inaccettabile lasciarla in mano agli infedeli. La guerra non è quindi una guerra di conquista, bensì una guerra di difesa dei Luoghi Santi. Ma chi può combattere per la difesa di essi? Non i cavalieri secolari, avidi di beni e di ricchezze materiali. I veri combattenti sono i Cavalieri del Tempio, animati dalla fede, privi di ogni interesse mondano. Poichè il mestiere delle armi non è stato proibito dal cristianesimo, i Templari sono quindi lecitamente religiosi e cavalieri di Cristo.


...Se usare la spada non fosse costume cristiano, per quale motivo l'araldo del Salvatore disse “chi mai sarebbe contento di fare il servizio militare a proprie spese”, e non piuttosto proibì ogni tipo di milizia?

...Se saranno beati coloro che muoiono nel Signore, non lo saranno molto di più coloro che moriranno per il Signore?

...Procedete quindi sicuri, soldati, e con animo intrepido colpite i nemici della croce di Cristo, certi che né la morte, né la vita vi possono separare dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, che sarà con voi in ogni pericolo mentre ripeterete: Sia che viviamo, sia che moriamo, noi siamo del Signore.

...Infine custodite sicuramente e fedelmente il lascito celeste, non presumete mai della vostra prudenza o fortezza, ma solo dell'aiuto di Dio, coscienti che l'uomo non trova la forza in se stesso, e perciò dite con il Profeta: Signore, mio sostegno, mio rifugio, mio liberatore, e poi: Custodirò la mia fortezza presso di te, perché tu Dio sei il mio difensore; mio Dio, la tua misericordia mi verrà in aiuto, e poi: Non a noi, Signore, non a noi, ma al tuo nome dai gloria, affinché in ogni cosa sia benedetto colui che guida le vostri mani nel combattimento e le vostre dita nella battaglia.

1 novembre 2008

Un documento poco conosciuto: l'Ego Promitto



Sempre più frequentemente, oramai, si cimentano a trattare di Templari persone che non hanno le conoscenze necessarie sull’argomento.
In quante occasioni abbiamo visto o ascoltato storici improvvisati, senza alcuna formazione valida, avventurarsi in azzardate disquisizioni il cui esito è risultato il più delle volte fuorviante? Troppe.
Abbiamo sentito di tutto e non staremo certo a rifarvi l’elenco delle assurdità che ricorrono in tali e spesso gratuite esibizioni di incompetenza. Le basi fondamentali per una corretta preparazione in materia non possono infatti prescindere dai pochi ma acclarati documenti a noi pervenuti. Oltre alla Regola, che sarebbe bene consultare per intero, ed al famoso trattato di San Bernardo sulla “nuova milizia”, esiste anche un piccolo documento, spesso citato ma mai compiutamente analizzato e valutato: l’Ego Promitto Domino.
Il breve testo, riguardante la formula di giuramento utilizzata da alcuni Templari iberici, permette di evidenziare sia la professione di Fede dei singoli componenti, ed i capisaldi cui essa era fermamente ancorata, sia le finalità materiali dell’Ordine. Il documento, particolarmente significativo, oltre a rappresentare una validissima testimonianza, contribuisce efficacemente a sgomberare il campo dalle numerose sciocchezze che ci vengono propinate da trasmissioni televisive e pubblicazioni prive di ogni attendibilità.



Io,

cavaliere dell’Ordine del Tempio, prometto al mio Signore Gesù Cristo e al suo Vicario Pontefice Romano ed ai suoi successori legittimamente eletti, eterna obbedienza e fedeltà perpetua, e giuro che con le parole, con le armi, con la forza e con la vita difenderò i misteri della fede, i sette sacramenti, i quattordici articoli della fede, il simbolo della fede sia degli Apostoli che di Sant’Atanasio, il libro del Vecchio e del Nuovo Testamento, con i commentari dei Padri della Chiesa, l’unità divina e la pluralità delle persone nell’unica Trinità; l’eterna verginità prima, durante e dopo il parto della Vergine Maria, figlia di Gioacchino e Anna, della tribù di Giuda, della stirpe del Re Davide; inoltre, prometto la sottomissione al Maestro Generale dell’Ordine e obbedienza secondo gli statuti di N. Padre San Bernardo.

Partirò per le guerre oltre il mare ogni qual volta sarà necessario; contro i re ed i principi infedeli presterò ogni aiuto; non sarò mai senza armi e senza cavallo; anche se mi trovassi di fronte a tre nemici, se sono infedeli, non fuggirò; non venderò i beni dell’Ordine, né li alienerò, né permetterò che siano alienati o venduti da alcuno; conserverò una castità perpetua; non consegnerò le città e le fortezze dell’Ordine ai suoi nemici.

Non negherò il mio aiuto con le parole, le armi e le buone opere alle persone devote, soprattutto ai monaci Cistercensi e ai loro Abati, nostri fratelli e compagni.

In fede, secondo la mia volontà, giuro di mantenere tutte queste promesse.
Che Dio ed i suoi Santi Evangeli mi aiutino.